Vuoi cambiare il mondo: ti sei mai chiesto il perché?
«Per avere un vero e potente impatto sul mondo esteriore, devi diventare padrone assoluto del tuo mondo interiore, e non è uno scherzo. … il resto arriverà col tempo, sii pronto a riconoscerlo e a proseguire soprattutto quando le difficoltà sembrano insormontabili«.
Psicologia e Politica: l’illusione di cambiare il mondo con la politica
Da Emanuele Casale (Admin Jung Italia) – 22 luglio 2016
«Ogni situazione politica è espressione di un parallelo problema psichico presente in milioni di individui. Problema che è in gran parte inconscio (il che lo rende particolarmente pericoloso!)… le forze distruttive sono anche in noi, più esse sono inconsce, più sono pericolose».
C.G. Jung – Lettere
La politica è specchio della collettività: è un sintomo.
«L’unica rivoluzione possibile è quella interiore». (J.Krishnamurti)
Nel XX secolo grazie alla psicologia del profondo abbiamo compreso (non tutti ancora ci arrivano, e non tutti ci devono arrivare per forza, e va bene anche così) che la politica intesa in senso molto stretto, per intenderci quella politica che vediamo così maleodorante quotidianamente nei giornali, in tv, dalle bocche dei passanti, a lavoro, ovunque … ecco, questa politica è già essa stessa lo specchio della coscienza e incoscienza media della collettività.
Essa è già l’effetto di una predisposizione psichica, è già la conseguenza, è già un sintomo, per cui è un buon indicatore che potrebbe servire a dirci a che punto siamo, qual è livello di benessere/malessere presente nel collettivo.
La politica è un importante specchio e simbolo della coscienza collettiva, della società, che – ricordiamolo – è composta da singoli, da individui, che sono gli unici portatori di vita e di storia [Ricordo che Emerson al riguardo scriveva che «la storia è sempre storia di biografie individuali»].
Dunque la politica come specchio. Da ciò ne deriva il corollario che illudersi di poter cambiare la politica (specchio) a tutti i costi è come cercare di cambiare un particolare di se stessi agendo sullo specchio che ci sta di fronte e che ci rimanda semplicemente l’immagine di noi stessi: ovvero una fottutissima stronzata e delirio ad opera dell’Io, carico di hybris, l’ennesima cretinata che vediamo agita di giorno in giorno da un certo numero di individui.
Ma quando si può riconoscere tale stronzata, il gioco cambia in meglio e si può fare qualcosa di veramente utile [ se il termine stronzata ti ha suscitato un certo fastidio puoi fermarti a leggere qui ].
Per ogni cambiamento avvenuto nel mondo la storia e la psicologia ci hanno sempre insegnato che vi fu necessario dapprima un terreno fertile, in termini psicologici sono necessarie delle premesse psicologiche, sia consce che inconsce, archetipiche.
UN ESEMPIO: potrei avere anche i semi da piantare più buoni dell’universo, i migliori, o credere che siano i migliori, ma se cercassi di piantarli in un terreno non adatto, non fertile – impazzendo e sbraitando – ciò non farebbe di me un buon contadino, un intelligente agricoltore.
Lascio la parola al caro psichiatra svizzero … si, proprio lui, ancora, anche sulla politica.
Cosa pensava Jung della cosiddetta politica?
Chi lo conosce bene a livello biografico può già immaginarlo. Ma leggiamo come si esprime al riguardo in alcuni memorabili passi.
BUONA LETTURA!
Jung e la politica
«Ogni situazione politica è espressione di un parallelo problema psichico presente in milioni di individui. Problema che è in gran parte inconscio (il che lo rende particolarmente pericoloso!)… le forze distruttive sono anche in noi, più esse sono inconsce, più sono pericolose» (C.G. Jung – Lettere).
«Come psicologo sono profondamente interessato ai disturbi mentali, in particolare quando contagiano intere nazioni.
Voglio sottolineare che disprezzo la politica di tutto cuore: non sono né un bolscevico, né un nazista, né un antisemita. Sono uno svizzero neutrale e perfino nel mio paese non mi interesso di politica, perché sono convinto che per il novantanove per cento la politica sia solo un sintomo e che tutto faccia tranne che curare i mali sociali.
Circa il cinquanta per cento della politica è detestabile perché avvelena la mente del tutto incompetente delle masse. Ci mettiamo in guardia contro le malattie contagiose del corpo, ma siamo esasperatamente incauti riguardo alle malattie collettive – ancora più pericolose – della mente.
Faccio questa dichiarazione per scoraggiare sin dall’inizio ogni tentativo di coinvolgimenti in qualsivoglia partito politico. Ho delle buone ragioni per farlo: il mio nome è stato più volte portato nella discussione politica anche, come ben sapete, si trova attualmente in uno stato febbrile.
È soprattutto a causa del fatto che mi occupo delle incontestabili differenze all’interno della psicologia nazionale e razziale che si è verificata una serie di fraintendimenti quasi fatali e di errori pratici nelle relazioni internazionali e nelle frizioni sociali interne.
In un’atmosfera come questa, politicamente avvelenata e surriscaldata, è diventato praticamente impossibile condurre una discussione scientifica sana e spassionata su questi problemi così delicati eppure estremamente importanti. Discutere pubblicamente questi problemi avrebbe più o meno la stessa efficacia di un direttore di manicomio che si mettesse a discutere le particolari fissazioni dei suoi pazienti proprio in mezzo a loro.
Vedete, il fatto tragicomico è che tutti sono convinti della loro normalità, esattamente come il dottore stesso è convinto del proprio equilibrio mentale».
C.G.Jung – Comunicato stampa in occasione di una visita negli Stati Uniti – 4 ottobre 1936 – tratto dal libro “Jung Parla”.
«Oggi si vuol sentire parlare di grandi programmi politici ed economici ossia proprio di quelle cose che hanno condotto i popoli ad impantanarsi nella situazione attuale, ed ecco che uno viene a parlare di sogni e di mondo interiore.
Tutto ciò è ridicolo, che cosa crede di ottenere di fronte ad un gigantesco programma economico, di fronte ai cosiddetti problemi della realtà.
Ma io non parlo alle nazioni, io mi rivolgo solo a pochi uomini. Se le cose grandi vanno male, è solo perché i singoli individui vanno male, perché io stesso vado male, perciò, per essere ragionevole, l’uomo dovrà cominciare con l’esaminare se stesso, e poiché l’autorità non riesce a dirmi più nulla, io ho bisogno di una conoscenza delle intime radici del mio essere soggettivo.
È fin troppo chiaro che se il singolo non è realmente rinnovato nello spirito neppure la società può rinnovarsi poiché essa consiste nella somma degli individui» (C.G.Jung – Ricordi, Sogni, Riflessioni – Autobiografia).
«… il vero portatore di vita è soltanto il singolo. Non esiste una “vita” di milioni di persone, bensì milioni di singoli portano la vita; sono essi, in definitiva, la realtà» (Marie Louise Von Franz – “Il mito di Jung”, p.243).
«Non esiste l’umanità. Io esisto, voi esistete. L’umanità è soltanto una parola» (Brano tratto dal volume “Jung parla”, Adelphi Edizioni, Milano, 1995 pag 114).