THE MATRIX: il film. Gli insegnamenti della scena del tradimento di Cypher.
Riflessioni e considerazioni di Danilo diinabandhu sevananda
24/07/2016
Come accade per moltissimi film e documentari che sono illuminanti riguardo alla vera natura di quella che definiamo “realtà“, pellicole che offrono insegnamenti autentici e profondi, capaci di risvegliare la natura Divina insita nell’Essere umano, youtube non consente la pubblicazione del film “The Matrix”: ufficialmente per motivi di copyright. E’ possibile invece reperire alcuni brevissimi spezzoni, che possono anche risultare utili a fornire qualche insegnamento importante. Sono trascorsi parecchi anni da quando ebbi l’occasione di godermi il film, per cui non ricordo granché della trama e del suo intero svolgimento. Certamente posso dire che, in ogni caso, questo film mi ha molto aiutato ad ampliare la mia percezione spirituale, e ha offerto un notevole contributo alla mia ricerca personale. Una scena in particolare, però, mi è rimasta impressa fin da subito; una scena che non ho mai più scordato e che oggi vorrei condividere attraverso questo brevissimo video, insieme ad alcune mie considerazioni personali che potete leggere di seguito. Si tratta della scena che personalmente definisco “del tradimento”; la scena che, probabilmente, pochi hanno colto, visto che a – differenza di molte altre – è stata per me di difficile reperibilità.
Dialogo iniziale della scena. Agente Smith: «… Allora siamo intesi, sig. Reagan [chissà come mai l’agente Smith utilizza il cognome di uno dei presidenti USA, che fu anche attore cinematografico?]». Cypher: «Vede? … io so che questa bistecca non esiste. So che quando la infilerò in bocca Matrix suggerirà al mio cervello che è … succosa e deliziosa … Dopo nove anni … sa che cosa ho capito ?[Assapora con delizia il primo pezzo della bistecca] … Che l’ignoranza è un bene».
Cosa mi ha colpito di questa scena?
Il primo piano di apertura: una grande bistecca e due mani che maneggiano coltello e forchetta per tagliarla. L’inquadratura si sposta al primo piano di Cypher che si appresta a gustarla e a tradire il gruppo di amici consegnando Morpheus. Cypher rinuncia alla libertà, consapevole che i piaceri della Matrix sono pura illusione mentale, consapevole che la sua energia riprenderà a essere predata per la sopravvivenza della Matrix. Ciononostante, Cypher chiede di essere reinserito nel programma, chiede di dimenticare completamente la Verità che per 9 anni ha sperimentato. Inoltre egli chiede di vivere l’illusione di essere una persona ricca e importante … un grande attore. Dopo 9 anni di astinenze da ogni piacere, Cypher come primo, immediato desiderio soddisfa quello del palato, gustandosi precisamente una grande bistecca. Ritengo che il messaggio sia forte e chiaro e abbia un ben preciso insegnamento da veicolare.
Certo, questa breve scena propone molti insegnamenti, parecchie riflessioni: per esempio la frase «… l’ignoranza è un bene», la cui rilevanza è forse sfuggita ai più.
Detto questo, per il mio percorso personale e per il fatto che la scena si apre proprio con un pasto a base di carne, ritengo che il film in questo passaggio intenda trasmettere un messaggio ben preciso, ovvero che è attraverso il piacere ottenuto dal nutrimento con cibo animale, soprattutto quello derivante dalla sofferenza e dalla morte di questi poveri esseri, viventi e senzienti, che noi stessi creiamo i presupposti biologici, psicologici, spirituali, e karmici per desiderare e patteggiare inconsciamente la nostra condizione di schiavi-nutrimento per cotali esseri, definiti a seconda delle diverse tradizioni: esoterica, spirituale, culturale, filosofica, religiosa, popolare, … con molti nomi diversi. Per esempio: voladores, arconti, ombre, deva, oscuri, illuminati, predatori, demoni, alieni, entità, parassiti, vampiri, ecc.
Ogni autentica via spirituale non si esime dall’insegnamento, diretto o indiretto, della necessità assoluta di un’alimentazione vegetariana e/o vegana. In alcuni casi l’intento del Maestro è dichiarato e preciso, in taluni anche impositivo. Il altre situazioni tale cambiamento alimentare è atteso quale diretta acquisizione di consapevolezza conseguente alla crescita del livello di coscienza delle persone che seguono gli insegnamenti e le pratiche proposte.
Personalmente diffido molto soprattutto delle vie e delle religioni che nessuna importanza danno a questo aspetto, oppure, che addirittura dalla sofferenza, dall’uccisione, delle macellazioni, dalle barbarie perpetrate intenzionalmente ai danni degli animali ricavano cibo di cui fanno tradizione nelle festività religiose ricorrenti, e non solo in tali occasioni.
Come mai il sistema, o Matrix, o mente collettiva, o dir che si voglia, maneggia ad arte tutti i media –mezzi di convinzione di massa-, costringe la scienza ufficiale a mentire al mondo, utilizza le religioni, ogni tipo di mezzo e di tecnologia conosciuta e sconosciuta, lecita, illecita, palese, subliminale, psicologica, emozionale, violenta, pur di convincere/costringere le masse a non cambiare le proprie abitudini alimentari? Il messaggio che fanno passare ed impongono è: «Siete matti? Guai a non nutrirvi della sofferenza e della morte di altri esseri viventi, emozionali e senzienti!».
Questo aspetto lo spiega molto bene da millenni lo yoga integrale, quello vero, antico, profondo; molto meno quello ridotto a poco più di una mera ginnastica fisica e mentale praticata nelle nostre palestre occidentali. Se ci nutriamo con cibi dalla frequenza così bassa, che porta informazioni [in-formare = dare forma] involutive e violente, il nostro cervello non potrà sintonizzarsi alle frequenze più alte della coscienza superiore, per cui riceverà e trasmetterà esclusivamente messaggi di odio, violenza, separazione, conflitto, ecc. Ed ecco che in questo modo alimentiamo il nostro essere “predatori-predati” inconsapevoli, egoici, individualisti, condizionabili, ignari e ignavi, gelosi, invidiosi, emotivamente e psichicamente instabili, violenti con i deboli, docili con i carnefici. Ed ecco che “The Matrix” ha gioco facile nel tenerci imprigionati nella gabbia invisibile formata esclusivamente dalle nostre basse connessioni neurobiologiche.
Qui mi fermo, vi invito a riflettere seriamente su quanto fin qui esposto; non solo, auspico sinceramente che dopo l’acquisizione intellettuale delle opportune e corrette informazioni, possiate dare spazio all’intuizione e all’amore che possono scaturire soltanto dal cuore, ove risiede l’unica via di liberazione e di salvezza: il potenziale Divino che non attende altro che di essere risvegliato in ogni individuo che si incammina verso il Sé autentico.
La scelta è tua … soltanto tua, nessun altro può esercitarla per te.
Grazie per l’attenzione, un fraterno abbraccio dal cuore a tutti voi.
Danilo diinabandhu sevananda.
Recensione e trama del Film “The Matrix“ Nel 1999 usciva un film che avrebbe rivoluzionato completamente la cinematografia, tanto per gli effetti speciali quanto per i contenuti proposti: si trattava di “The Matrix“, un vero e proprio compendio filosofico da gustare al cinema. Alla base del successo l’avvincente vicenda, la bravura del protagonista (Keanu Reeves), la raffinatezza degli effetti speciali, la spettacolarità dei combattimenti di arti marziali. Tutto qui? Forse no: c’è anche una visione del mondo che richiama vivamente alla mente diverse tappe della tradizione filosofica occidentale. Il protagonista, Neo, da qualche tempo vive assillato da interrogativi cui non riesce a dare risposte che lo soddisfino: é come se, dentro di sè, avvertisse che in ogni atomo della realtà che lo circonda c’è qualcosa che non quadra. Egli viene contattato da Morpheus, un famigerato ‘pirata virtuale‘ ricercato dalle autorità: quest’ultimo é infatti convinto che Neo sia un uomo al di fuori del normale, destinato a salvare l’intera umanità dal dramma che la affligge; ma di che dramma si tratta? Morpheus ha contatto Neo proprio perchè si é accorto che ha presagito questo dramma che si protrae da secoli ed é convinto che spetti a lui aiutarlo: l’intero genere umano é soggiogato alle macchine, delle quali un tempo si serviva: dopo una ribellione da parte di queste ultime, i ruoli si sono invertiti: le macchine sfruttano gli uomini per sopravvivere e li tengono incatenati, avvalendosi della loro energia. Nell’ambito delle percezioni, il mondo che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi é reale, ma nell’ambito della realtà, esso è una beffa, non esiste: si tratta solo di immagini virtuali inviate al nostro cervello dalle macchine che ci tengono schiavi. Dunque, ogni cosa che ci circonda non ha un fondamento al di fuori della nostra mente: le macchine, le case e le strade non sono altro che immagini virtuali inviate al nostro cervello dalle macchine dominatrici; il mondo intero é un programma (Matrix appunto), un inganno ordito dalle onnipotenti intelligenze artificiali che ci controllano. Naturalmente Neo, per quanto avesse potuto presagire che qualcosa non andava, era lungi dall’immaginare tutto questo e, in un primo tempo, non riesce a capacitarsene … segue …
Carlos Castaneda scrive i suoi romanzi nel trentennio che va dal 1968 al 1996. Le sue opere sono caratterizzate da parole tanto semplici quanto coinvolgenti nei quali egli stesso è protagonista dei molti dialoghi, e voce narrante. I libri non contengono bibliografia, nessuna fotografia che ritragga Castaneda è mai stata pubblicata, persino la notizia della sua morte, avvenuta nell’aprile del 1998, si è diffusa con mesi di ritardo e con non poche lacune.
Tutto quello che riguarda la giovane età di Carlos Castaneda resta un mistero con tante discordie. Sicuramente entra nell’Università della California di Los Angeles nel 1959, continua a studiare per ottenere un dottorato, e nel 1968, quasi improvvisamente, diventa famoso in tutto il mondo con l’uscita del suo primo libro, “A scuola dallo stregone“.
Successivamente scrive altri 11 romanzi che lo renderanno famoso in tutto il mondo. Criticato e lodato Castaneda muore di cancro inaspettatamente nel 1998 aumentando dubbi e misteri intorno alla sua figura.
Da guerrigliero Tupamaro a Presidente della Repubblica dell’Uruguay, passando per 14 anni di carcere sotto la dittatura: la parabola esistenziale di José “Pepe” Mujica è diventata per il mondo intero un’immagine di speranza e felicità.
“El Pepe” è l’esempio vivente di come si possa pensare al bene comune senza avere brame di potere e di ricchezza vivendo, anzi, come qualsiasi cittadino della propria nazione.
Il libro ospita un’intervista esclusiva rilasciata a Montevideo a Cristina Guarnieri, una biografia autorizzata di Mujica scritta da Massimo Sgroi, nonché i discorsi più importanti e famosi del Presidente, fra cui spicca quello sulla felicità che dà il titolo al libro.
- a cura di Cristina Guarnieri e Massimo Sgroi
- prefazione di Omero Ciai
- postfazione di Donato Di Santo
- con i contributi di Roberto Saviano e Milena Gabanelli