Carlo Rubbia: “Addio Italia”! Le ombre del solare in Italia 5 maggio 2006: Il Premio Nobel per la fisica ha realizzato l’impianto più innovativo per ricavare energia dal Sole. Ma il nostro Paese l’ha rifiutato. E lui si è rivolto altrove. Risultato: 20 nuove centrali stanno sorgendo nella penisola iberica. In questa intervista esclusiva Rubbia spiega perché se n’è andato. E bolla la ricerca italiana: «È il caos». Carlo Rubbia: «Porto in Spagna la nuova energia solare. L’Italia ha detto no alla mia centrale solare. In questa intervista esclusiva il Premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia spiega perché è andato in Spagna a realizzare il suo innovativo impianto che ricava energia dal Sole» Giorgio Rivieccio. Le ombre del solare in Italia. Perché viviamo nel «Paese del Sole» ma non abbiamo un pannello fotovoltaico sul tetto di ogni casa? Perché lo Stato promuove incentivi, ma pone limiti agli impianti agevolati? E perché le tasse destinate alle fonti energetiche rinnovabili finiscono in carbone e petrolio? Testo di Massimo Murianni e Sergio Musazzi
Integrazione articolo del 6/9/2008, pubblicato su LiberaMenteServo.it il 12 marzo 2011
Integrazione articolo del 6/9/2008, pubblicato su LiberaMenteServo.it il 22/07/2011:
Sole anche di notte con la centrale “Archimede” di Priolo Gargallo (Sr)
“Archimede”, un vanto della tecnologia italiana
di Irene Faso – 16/07/2010
Fonte: Rinascita. Quotidiano di liberazione nazionale
Il sito del quotidiano diretto da Ugo Gaudenzi, Rinascita si ispira alle idee di autodeterminazione europea, liberazione nazionale e socialismo.
La centrale solare denominata “Archimede” è la prima centrale al mondo dell’Enel S.p.A. ad usare una tecnologia di sali fusi integrati con un impianto a ciclo combinato ed è in grado di generare energia elettrica anche di notte quando il cielo è coperto, in quanto è capace di funzionare 24 ore al giorno anche in assenza di sole. L’impianto solare è stato denominato “Archimede” perché vengono utilizzati degli enormi specchi parabolici in fila per catturare i raggi del sole. Questi specchi ricordano gli specchi ustori del grande scienziato siracusano, Archimede, con i quali lo stesso scienziato avrebbe incendiato le navi romane che assediavano Siracusa durante la guerra punica del 212 a.C. Il direttore generale dell’Enel s.p.a., Fulvio Conti, nel corso della inaugurazione della centrale Archimede di Priolo Gargallo (Siracusa), ha detto: «È la punta di diamante di un processo e di un progresso continuo nelle energie rinnovabili da parte dell’Enel».
La centrale solare Archimede è stata inaugurata a Priolo Gargallo (SR), dall’amministratore delegato e direttore generale dell’Enel s.p.a., Fulvio Conti e dal ministro all’Ambiente, la siracusana Stefania Prestigiacomo, in quota Pdl, con la fattiva partecipazione delle istituzioni locali priolesi, in particolare del sindaco di Priolo Gargallo (SR), Antonello Rizza e dell’amministrazione comunale tutta nonché del consiglio comunale. Il costo dell’impianto solare è stato di circa 60 milioni di euro, con una capacità di circa 5 mega watt di energia elettrica con un risparmio all’anno di 2.100 tonnellate equivalenti di petrolio, riducendo le emissioni di anidride carbonica di circa 3.250 tonnellate.
La centrale ha la capacità di accumulare l’energia termica prodotta che viene utilizzata per produrre vapore ad alta pressione e temperatura e viene inviata alla vicina centrale Enel a ciclo combinato dove contribuisce alla generazione elettrica. In questo modo la centrale può produrre energia elettrica in ogni momento della giornata ed in qualsiasi condizione meteorologiche fino all’esaurimento dell’energia immagazzinata.
Le energie rinnovabili fanno parte della nostra soluzione complessiva che passa dal mantenimento di tutte le tecnologie di produzione alla più ampia combinazione di generazione di energia, pertanto dobbiamo spingere moltissimo il processo di efficienza energetica, sulle reti intelligenti e sui contatori digitali. L’impegno di Enel s.p.a. nel settore delle energie rinnovabili è complessivamente di 1 miliardo di euro, ha spiegato l’amministratore delegato e direttore generale dell’Enel s.p.a., Fulvio Conti, a margine della presentazione della centrale solare Archimede.
L’Enel in Sicilia ha una serie di iniziative nel campo dell’energia solare. La centrale Archimede di Priolo Gargallo (SR) è un esempio tra i più avanzati al mondo, in quanto è l’unico impianto solare termodinamico in grado di utilizzare sole con impatto zero sulle emissioni e sul territorio. L’Enel prevede un investimento complessivo di circa 1,8 miliardi di euro fino al 2014 per tutti i servizi di produzione e distribuzione di energia elettrica nella Regione Sicilia. Gli investimenti riguardano, tra gli altri, il rigassificatore ed anche la stessa centrale di energia rinnovabile ed il sito per la realizzazione di pannelli fotovoltaici a Catania in collaborazione con STMicroelettronics e Sharp.
Le ipotesi per il collocamento di Enel Green Power sul mercato mobiliare restano tutte aperte, sia quella che guarda alle offerte pubbliche sia quella che si rivolge ai fondi comuni di investimento.
16 luglio 2010
Articoli correlati Parte l’impianto solare più avanzato al mondo Si chiama “Archimede” la nuova centrale solare a concentrazione di Enel a Priolo Gargallo, definita dall’AD della stessa società come “la punta di diamante del progresso nelle energie rinnovabili”. A qualunque ora del giorno e della notte lavora senza interruzione, produce energia. A Priolo Gargallo, non lontano da Siracusa, è in funzione un nuovissimo impianto solare, primo al mondo a utilizzare i sali fusi come fluido termo vettore al posto dell’olio con una quantità di emissioni pari a zero e con impatto nullo sul territorio. Si chiama “Archimede” la tecnologia messa a punto da Enel, in collaborazione con Enea. Cinquantaquattro collettori da cento metri, trentunmila metri quadrati di superficie attiva, cinque Mega-watt di potenza e soprattutto 3.250 tonnellate di anidride carbonica evitata ogni anno: sono i numeri della centrale solare termodinamica di ultima generazione che, utilizzando i sali fusi nei tubi ricevitori, permette di raggiungere una temperatura massima di processo di 550 gradi e di accumulare energia. «L’impegno di Enel nel settore delle energie rinnovabili è complessivamente di un miliardo di euro – ha spiegato Fulvio Conti durante l’inaugurazione – Archimede è un esempio tra i più avanzati al mondo: è la punta di diamante di un processo e di un progresso continuo nel campo da parte dell’azienda». La vera rivoluzione portata dal progetto Archimede è quindi la possibilità di dare vita a centrali di produzione elettrica “multi-source”, che garantiscono una producibilità costante a bassa emissione di anidride carbonica e a costo minimo di energia rispetto alle altre tecnologie CSP (Concentrating Solar Power) attualmente disponibili sul mercato. SOLARE TERMODINAMICO A PRIOLO GARGALLO (SR) E’ in partenza il primo impianto solare termodinamico, detto anche a concentrazione, nel nostro paese. E’ stato allestito in Sicilia a Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa. Si tratta di una centrale a ciclo combinato nata dall’integrazione del solare a concentrazione su un preesistente ciclo termoelettrico ottenuto da turbine alimentate a gas metano. Quando fra pochissimo (i lavori di allestimento sono cominciati nel 2009) il solare entrerà in funzione, con una potenza stimata di 28 MWe, sarà prodotta energia elettrica pulita direttamente dal sole, con un cospicuo risparmio nell’impiego da fonti fossili ed una notevole riduzione delle emissioni di CO2. Il finanziamento iniziale di 48 milioni di Euro dovrebbe raggiungere ad impianto ultimato i 63 milioni di Euro e, secondo l’ENEA, partner di ENEL nella realizzazione del progetto, già leader nella sperimentazione e nei brevetti di alcune soluzioni avanzate nei progetti a concentrazione con miscela di sali, la centrale di Priolo Gargallo rappresenta il prototipo nello sviluppo di questo tipo di impianti nel nostro paese e, soprattutto, nella “SUN BELT”, la fascia del sole mediterranea, dove il ricorso generalizzato alla tecnologia del solare termodinamico potrebbe risolvere il problema della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili a livello europeo, politica permettendo.
Inserito da redazione il 15-07-2010
16 marzo 2010
Articolo originario con video pubblicato su LiberaMenteServo.it in data 6 settembre 2008
SaraS n° 41 Aprile/Giugno 2008
Trimestrale non in vendita riservato ai Soci di SaraS
Pagg. 10,11,12,13,14.
Il problema del nucleare
Emilio Del Giudice [1]
Trascrizione a cura di Paolo Mazzolini.
Domenica 3 febbraio 2008 in occasione del decimo anniversario della fondazione di SaraS si è tenuto il congresso “Pianeta Terra una madre da salvare” la cui sintesi è stata pubblicata nel precedente numero, e nel nostro sito internet associazionesaras.it. In questo numero desideriamo approfondire il tema del nucleare. Ciò che segue è la trascrizione dell’intervento del Fisico Nucleare Professor Emilio Del Giudice, tenuto lo scorso 3.2.2008. Ringrazio tutti quanti per questo invito, quello che ho sentito fin ora mi ha toccato profondamente e spero di poter dare anch’io il mio contributo.
Emilio Del Giudice, scienziato di rilevanza internazionale, le sue pubblicazioni scientifiche abbondano all’estero. In Italia svolge attività di ricerca in seno all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Milano (INFN). Fra i suoi studi più noti ricordiamo quelli sull’acqua e sulla memoria dell’acqua, sui pericoli dell’elettrosmog e sui campi elettromagnetici, sulla fusione fredda, e sulla Coerenza Elettrodinamica Quantistica (QED). Ha spesso collaborato con Giuliano Preparata, anche lui illustre scienziato, scomparso poi nel 2000, al quale Emilio del Giudice era legato oltre che per le loro ricerche anche da una grande amicizia. Entrambi sono scienziati di fama internazionale, ma ancora poco conosciuti dal grande pubblico a causa dell’elevato livello delle loro ricerche, molto lontano dal nostro quotidiano ma anche dal mondo scientifico più immediato.
Trascrizione integrale dell’intervento presentato nel video
Vorrei esordire dicendo che più che per la Terra dovremmo essere preoccupati per noi stessi in quanto la natura è molto più forte dell’uomo.
Potrebbe essere un peccato d’orgoglio pensare di poter ammazzare la natura. In realtà nella nostra miserabilità possiamo solamente fare del male a noi stessi.
Solo se riusciremo ad entrare in profonda sintonia con la natura riusciremo a salvarci. La vita di quest’ultima è caratterizzata dalla nascita, crescita e morte di singoli suoi esponenti, ma la morte non è una tragedia in quanto dalla morte nasce una nuova vita. Quindi la vita si trasforma e noi non possiamo sopprimerla, possiamo solamente ammazzare i singoli individui.
Quando i dinosauri sono scomparsi noi non c’eravamo, ora i dinosauri non ci sono più e al loro posto ci siamo noi, noi scompariremo e nuove specie prenderanno il nostro posto. La prima cosa che dobbiamo eliminare è il nostro orgoglio in quanto, per colpa di esso, siamo molto indietro con il contatto con la natura di cui abbiamo percepito solo un aspetto: quello delle forze che danno luogo alle energie. L’energia è la forza esercitata per spostare un corpo per una certa distanza. Se io esercito una forza su un corpo e lo sposto, svolgo un lavoro e l’energia è quella che mi fa compiere questo lavoro. Questo è un aspetto della natura, ma non è il solo. Vi è un aspetto presente in natura in cui la parola energia è intrinsecamente connessa con il concetto di forza: esistono manifestazioni naturali che non richiedono l’uso della forza e quindi non richiedono l’uso di energia. Per spiegare meglio questo concetto vi faccio un esempio: supponiamo che io voglia fare una passeggiata con una persona. Per ottenere il mio scopo posso utilizzare due tecniche: la prima è quella di prenderla per un braccio e trascinarla, ed in questo caso devo esercitare una forza e quindi mi serve energia, oppure posso avvicinarla con un bel sorriso e chiedergli se vuole fare una passeggiata con me. In questo caso io avrò la sua compagnia senza avere usato alcuna energia. In natura esistono entrambi i fenomeni e la biosfera richiede delle forze, ma utilizza anche il secondo meccanismo.
Quello che rende ciò possibile è stata la conquista principale della fisica, avvenuta nel 1900 ad opera di alcuni pionieri tra cui Walter Nerds, Albert Einstein, e Max Plank, è cioè la dimostrazione che la natura non è fatta di corpi isolabili i quali si incontrano tra di loro solo esercitando forze uno sull’altro in particolare collidendo. Questo è il modello in cui esistono solo le forze e le energie. Esistono tanti corpi isolati, tante energie e le cose accadono perché i corpi si urtano, esercitano forze reciproche che richiedono energie. Walter Nerds, in particolare, dimostrò che se questo fossevero sarebbe stata una catastrofe per la termodinamica in quanto l’entropia dell’universo diventava infinita.
Quindi la fisica quantistica nasce da una contraddizione logica tra la meccanica classica e la termodinamica classica, contrasto risolto con la vittoria della termodinamica in quanto Nerds fece vedere che per ovviare a questo disastro bisognava accettare assolutamente il fatto che in natura nessun corpo può essere mai isolato, che questi corpi possono ricevere energia dall’ambiente ma non da altri corpi. Ma allora da chi e tramite che cosa ricevono energia? Coraggiosamente Nerds rispose provocatoriamente “dal vuoto”, cioè da quella cosa che non si materializza in corpi. Quindi il vuoto diventa un soggetto in fisica che pervade tutto l’universo e che trasmette le fluttuazioni di ogni corpo ad ogni altro corpo. Quindi a quell’epoca l’universo era inteso come un insieme di corpi connessi tra loro e basta.
L’evoluzione concettuale successiva ha portato all’individuazione della agente fisica che riempie il vuoto: i campi di Gauge. Questi campi, nel caso elettromagnetico, non corrispondono al campo elettromagnetico, cioè a quell’oggetto che produce la forza ma bensì al potenziale elettromagnetico che di per sé non produce alcuna forza. In che relazione sta il campo con il potenziale? Il campo è il vortice del potenziale. Per farvi comprendere meglio tutto ciò vi farò una metafora: immaginate che il potenziale sia il mare, il campo elettromagnetico sono i vortici in questo mare e quindi trasmettono energia. Chi invece trasmette la fluttuazione, cioè queste correlazioni è il potenziale, quindi esse non sono connesse con trasmissione di energia. La loro funzione è quella di far sì che le oscillazioni degli oggetti in principio indipendenti e separate, in opportune condizioni, che noi studiamo, possano “mettersi in fase” per cui oscillano tutte insieme. Nel primo caso possiamo paragonare l’oscillazione delle molecole ad una folla disordinata dove ognuno si muove indipendentemente dall’altro, esse (le molecole) si trovano in uno stato che in gergo possiamo chiamare “non coerente”, nel secondo caso invece possiamo paragonare l’oscillazione ad un gruppo di ballo o ad un battaglione in marcia. Dove i movimenti di tutti i partecipanti sono sincronizzati si ha l’esempio di uno stato coerente.
Quindi abbiamo uno stato sincronizzato, uno stato non sincronizzato ed il campo di Gauge che nel campo delle molecole coincide con il potenziale elettromagnetico. Questa premessa è necessaria per inquadrare il problema dell’energia, perché nell’ambito di una visione ancora classica ancorata nell’esperienza individuale che ognuno fa, in una società in cui si trascurano tutti i rapporti d’amore e l’unico rapporto che c’è è quello dettato dal gelido calcolo dell’interesse per cui ognuno è nemico di ogni altro, vede in ogni rapporto naturale un problema di energia, ma non è così.
Ovviamente vi è anche questo problema, ma intensificare l’uso dell’energia non è l’unica via, esiste anche una collettivizzazione del funzionamento della materia per cui i suoi atomi operano all’unisono. Se io opero su un sistema coerente impiegherò un’energia molto minore rispetto all’utilizzo di un sistema non coerente: se voglio che una folla si muova tutta in una direzione devo usare un’energia enorme, per dirigere un battaglione in marcia uso un’energia di gran lunga minore.
Perciò il nostro problema non è il come fare a produrre tutta questa energia per soddisfare i bisogni crescenti dell’umanità ma bensì come poter realizzare una tecnologia fondata sull’uso della coerenza nella materia in maniera che il fabbisogno energetico sia molto minore. Vi faccio questo esempio: immaginate un peschereccio che sotto la spinta del suo pesante, rumoroso ed inquinante motore tiene una velocità di dieci nodi.
Da questo peschereccio vengono buttati tutti gli scarti dei pesci pescati. Il pescecane, che si nutre di tali residui, segue il peschereccio passo a passo e mangia quello che viene buttato in mare. Per seguire la barca per un lungo tempo deve tenere la velocità di dieci nodi. Lo squalo, senza disporre di un motore, mantiene la stessa velocità dando un colpetto di coda ogni tanto, consumando una quantità di energia molto minore rispetto al peschereccio. Quale è la differenza? Il pescherecchio opera solo con la forza bruta, contrappondendo alla resistenza del mare la spinta del motore. Il pescecane, invece, ha delle proprietà per cui dalla sua pelle partono dei lievissimi campi elettromagnetici che mettono in fase le molecole d’acqua che circondano la sua pelle impedendo all’acqua di fare attrito.
Nel momento in cui muore questi campi si spengono, le molecole dell’acqua sulla sua pelle non sono più in fase e quindi trascinare il corpo di uno squalo morto richiede uno sforzo notevole.
Perché non possiamo imitare il pescecane vivo? Siccome i più astuti di noi sono i cattivi, chi ha appreso questo insegnamento è stato un ufficiale d’artiglieria il quale 20 anni fa aveva trovato il modo di accelerare di 5 volte la velocità dei proiettili d’artiglieria a parità di spesa energetica.
Ma come ha fatto? Come ben sapete per sparare un proiettile da un cannone gli si fa esplodere una carica esplosiva dietro. Il proiettile viene spinto e si proietta in avanti. Fino a qualche decennio fa la velocità del proiettile d’artiglieria alla bocca del cannone era di 1 Km al secondo che poi per la resistenza dell’aria gradatamente diminuiva, per cui la gittata del proiettile era limitata ad un certo numero di chilometri che dipendevano dalla carica esplosiva. I cannoni della seconda guerra mondiale sparavano fino ad una quarantina di chilometri usando delle cariche enormi, i cannoni delle corazate avevano un calibro di quasi mezzo metro. Questo ufficiale d’artiglieria ha pensato di mettere sul fondo del proiettile delle micro cariche di polvere nera che esplodono durante il volo del proiettile, questo fatto rende l’aria attorno al proiettile vorticosa e ciò diminuisce l’attrito.
Diminuendo l’attrito la resistenza dell’aria diventava molto minore ed il proiettile diventava molto più veloce. Al giorno d’oggi tutte le artiglierie del mondo utilizzano l’invenzione di questo signore. Ora la velocità del proiettile alla bocca del cannone non è più di 1 Km al secondo ma di ben 5 Km al secondo e la gittata arriva a 100 Km, usando non proiettili da 406 ma da 155mm. Questo è un esempio di risparmio energetico: usando la stessa quantità di energia il proiettile va 5 volte più veloce e percorre la doppia distanza. Il segreto non è stato aumentare la violenza, ma diminuire la resistenza, la stessa cosa che fa il pescecane.
La psicologia umana, che è anche quella degli scienziati, porta a cercare di vincere la resistenza con la forza invece di chiedersi se è possibile diminuire la resistenza con la persuasione risparmiando energia. Capite che seguendo questa linea si può arrivare alla situazione in cui a parità di bisogni, senza sacrificare nulla, si consuma meno energia? Questo è un sistema che se volete si ispira anche alla non violenza: perché usare la violenza per vincere la resistenza? Possiamo abbandonare l’ideologia dello stupro e sostituirla con quella della seduzione?
Questa prefazione era d’obbligo in quanto, parlando del nucleare, dobbiamo tener conto che in una società fondata sull’ideologia dello stupro, in cui ogni resistenza viene vinta con la forza, è possibile creare dei sistemi coerenti in cui gli atomi non si agitano indipendentemente l’uno dall’altro ma si muovono come un collettivo e questo è lo studio delle proprietà collettive della materia in cui sono coinvolto ed in cui ho lavorato con Giuliano Preparata e tanti altri. In una società fondata sul primato dell’individuo e sulla lotta di tutti contro tutti ci vuole un sacco di energia.
Come procurarsela? Non ci sono mai energie che bastino. Ci sono persone ben intenzionate che propongono le energie rinnovabili, ma anche proponendo una fonte d’energia differente siamo sempre a discutere di bisogni crescenti di energia. Vogliamo entrare in un regime coerente? Vi voglio fare un ultimo esempio: la temperatura è l’energia cinetica media, una misura della violenza degli urti delle molecole che avvengono. Supponete che io abbia un gradiente di temperatura, cioè che la temperatura di una zona sia più elevata rispetto a quella di un’altra zona. Ciò significa che un corpo esterno che si trova nella prima zona subisce urti più violenti di un corpo esterno che si trova nella seconda zona. Come risultato di ciò questo corpo viene spinto dalla prima alla seconda zona, il vento si forma proprio a causa di un gradiente termico spostando la materia. Quindi io posso spostare la materia sia applicandogli una forza, sia facendola galleggiare sui gradienti delle variabili fisiche presenti. Se io butto in mare una boa e c’è una corrente nell’acqua, la boa si muove da sé senza bisogno di alcun motore e quindi senza alcuno spreco di energia.
Siccome nella fisica quantistica il vuoto è come un mare, è possibile usare i gradienti di questi potenziali che stanno in mare affinché il corpo si muova senza che io utilizzi energia? Ovviamente non si potrà mai farlo in maniera totale, però possiamo fare del nostro meglio per sfruttare questa quota e quindi abbassare il consumo di energia oppure possiamo continuare a fare gli stupidi e continuare sempre a dare cornate contro tutto ciò che ci circonda.
Dato che il fabbisogno di energia è enorme, non c’è mai energia che basti e quindi entra in campo il nucleare che è una forma estrema di energia in quanto si è scoperto che rompendo i nuclei pesanti, come quelli di uranio 235 o di plutonio, si sprigiona un’energia.
Tuttavia quest’energia esce in forma selvaggia e cioè può essere molto utile a scopi militari dove l’obiettivo è quello di distruggere tutto, ma è molto difficile applicarla a fini civili. Tanto è vero che se non ci fosse il problema che ora vi esporrò nessuno avrebbe mai pensato al nucleare come fonte di energia civile in quanto esso, oltre ad avere difficoltà elevate ad essere controllato, difficoltà tuttavia superabili, produce rifiuti radioattivi e queste scorie non decadono prima di molti anni, ad esempio il plutonio decade in 24.000 anni. E’ facile creare rifiuti radioattivi ma è difficile liberarsene, un pò come la plastica che essendo molto economica viene utilizzata su vasta scala essendo tuttavia molto difficile da smaltire. Nell’oceano pacifico hanno trovato una vasta area che è un’unica massa di plastica galleggiante, in quanto sia dal lato americano, sia dal lato australiano, i rifiuti vengono buttati in mare. La cultura d’impresa consiste nel ridurre i costi il più possibile non considerando le conseguenze derivanti dall’utilizzo smodato di materiali come ad esempio la plastica che hanno costi e difficoltà di smaltimento molto elevate, incidendo così sulla spesa sociale.
Il nucleare è ancora peggio in quanto non è così economico da costruire come la plastica, costa molto, in più l’uranio è anche raro. Un limite al pericolo del nucleare è dato dal fatto che le riserve di uranio sono ancora più scarse di quelle di petrolio. Ma il buco principale nell’energia nucleare è dato dal fatto che la demolizione di una centrale è molto più costosa della costruzione, cosa che non è vera per nessun altro tipo di impianto. Una centrale a carbone può essere demolita ed i rifiuti si possono mettere da qualche parte, invece in una centrale nucleare i rifiuti non possono essere depositati da qualche parte perché sono radioattivi e quindi bisogna costruire quei monumenti sepolcrali di cemento per circondarli, ma siccome nessun manufatto umano può essere garantito per 24.000 anni ci vorrà un corpo di sorveglianza che controlli che non vi sia mai una perdita. Di conseguenza bisognerà addestrare del personale per tenere sott’occhio i siti. Occupazione noiosissima, quindi potete immaginare che le persone più vivaci non sceglieranno questo mestiere e quindi se ne occuperanno coloro che non hanno nessuna altra possibilità, i più asini di tutti i quali la crepa non la vedranno appunto perché sono asini o perché sono troppo annoiati da passare il tempo a fare altre cose. Quindi quel sito diviene un pericolo.
Questa è la ragione per cui non c’è nessuna società d’assicurazioni privata disposta ad assicurare il nucleare. Il nucleare lo assicura solo lo Stato, ed in ogni contratto d’assicurazione c’è scritto che non assicurano nessun pericolo derivante dalla radioattività. Quindi il nucleare si può fare solo se c’è uno Stato che si assume tutti i costi e quindi non è competitivo se non per l’azienda la quale riceve in dono dallo Stato la centrale, la gestisce con costi d’esercizio minimi, e qui sta la truffa che fa pensare che il nucleare sia economico, però i costi di demolizione sono enormi e quelli se li accolla ancora una volta lo Stato. Quindi all’azienda privata conviene ricevere in dono una centrale nucleare da gestire a patto che lo Stato si addossi tutti i costi e tutte le responsabilità.
Ma allora perché c’è la corsa al nucleare? Perché il nucleare è anche militare ed allora, siccome le società non democratiche si basano sulla violenza, e le società democratiche si basano sulla truffa e sull’inganno, bisogna convincere le persone che lo Stato opera solo a fin di bene, non prepara la guerra e se c’è una guerra è solo in risposta ad un’aggressione esterna. Il nucleare civile è un modo per occultare il nucleare militare e anche per far vedere che il nostro bilancio della difesa è piccolo perché tanto una parte della spesa della difesa militare viene addossata ai bilanci di altri ministeri, questo viene fatto anche in Italia. Noi italiani abbiamo costruito una nave da sbarco, un’unità militare, che di fatto è stata utilizzata anche in Libano, che è stata costruita con i fondi del ministero dell’ambiente perché in caso di calamità naturale questa nave può essere utilizzata per portare i soccorsi.
Per fare le bombe atomiche bisogna avere le tecnologie adatte, avere il materiale esplosivo pronto, cosicché in caso di necessità sia possibile costruire un ordigno in una settimana. Questo lo fanno tutti gli Stati, però quando lo fa l’Iran che è un paese nemico non va bene.
Chi invece la bomba atomica l’ha già costruita non realizza più centrali nucleari in quanto non serve più: gli Stati Uniti hanno costruito l’ultima centrale nucleare nel 1978, stessa cosa per la Russia. Noi che la bomba atomica non l’abbiamo ancora fatta (a qualcuno è venuta la tentazione) dobbiamo attivare un programma di centrali nucleari ovviamente accollando le spese a tutti i ministeri al di fuori di quello della difesa. La Francia, avendo risorse minori rispetto a quelle degli Stati Uniti e della Russia, ha creato delle centrali ad uso duale in cui recuperano pare dei costi vendendo l’energia, che è un sottoprodotto di questa produzione, alla rete.
Quindi non è vero che l’energia nucleare costa meno, l’energia nucleare francese viene venduta sottocosto perché è il sottoprodotto di una produzione militare.
Adesso che i pericoli di guerra aumentano, gli interessi di vari paesi si orientano nuovamente verso il nucleare, anche perché sono stati inventati nuovi tipi di armi nucleari diverse da quelle precedenti che richiedono nuovi tipi di impianti ed ecco la necessità di costruire queste nuove centrali per coprire le esigenze del nucleare.
Se si guardasse solamente al problema dell’energia l’idea di costruire impianti nucleari è così assurda che non verrebbe in mente a nessuno.
Coloro che sostengono il nucleare usano strumentalmente anche l’argomento dell’effetto serra e purtroppo uno dei personaggi che ha fatto questo è il fondatore di Gaia, il professor Lovelock, inglese che come molti professori anglo-americani ha a cuore le sorti del loro Stato e quindi collabora con le sue istituzioni politiche. L’Inghilterra ha necessità di sviluppare nuovamente il nucleare e il professor Lovelock ci dice che siccome le centrali nucleari non emettono anidride carbonica bisogna utilizzarle per evitare l’effetto serra e per rispondere al fabbisogno crescente di energia a cui le centrali ad energia rinnovabile non sono in grado di far fronte.
Ovviamente la stampa ha dato grande risalto a queste dichiarazioni e a queste ultime si sono aggiunte anche quelle di molti altri scienziati allettati dalla possibilità di nuovi finanziamenti per la ricerca. Io sono in pensione, non ho nessuno che mi finanzia, ma quando uno scienziato parla non crediate che sia esente da interessi: noi pensiamo che quando i politici parlano non sono al di sopra delle parti a differenza degli scienziati, ma credete forse che solo i politici abbiano bisogno di soldi?
Vorrei concludere parlandovi della fusione fredda. Questo tipo di energia è molto interessante dal punto di vista concettuale alla luce di quel cambio d’ideologia di cui si parlava all’inizio però non va presa come il toccasana che permetta di produrre energia infinita.
Il messaggio essenziale è che bisogna fare le cose con meno energia, e non usare i progressi della scienza per trovare nuovi modi di produrre ulteriore energia. Il problema della fusione fredda è questo: se il nucleo è molto grosso, se si spezza si libera energia, invece con i nuclei leggeri è l’opposto.
Se prendo due nuclei leggeri e li fondo si libera energia, però a fondere i due nuclei c’è difficoltà perché siccome hanno tutti carica positiva oppongono resistenza all’accostamento in quanto si respingono elettricamente. E’ vero che ci sono le forze nucleari, un milione di volte più forti delle forze elettriche, che li fanno attrarre però sono a corta distanza, mentre le forze elettriche agiscono a lunga distanza.
Il problema quindi è fare avvicinare i nuclei che debbono fondere ad una distanza tale per cui le forze nucleari possano prevalere, a quel punto scoppia la passione e i due nuclei si fondono.
Immaginate un uomo e una donna dal carattere difficile che si sono reciprocamente antipatici e quindi è difficile farli accostare, però nel momento in cui finalmente li fate sedere sul divano uno a fianco all’altro scoppia l’attrazione e ne nasce una passione travolgente. Questo è il problema della fusione nucleare: come farli avvicinare? Anche qui abbiamo due possibilità: lo stupro o la seduzione.
Nella prima ipotesi uno dei due si carica talmente da perdere i freni inibitori e stupra l’altro. Questa è la fusione calda che consiste nel fatto di dare ai nuclei che si devono avvicinare un’energia cinetica tale che superano la repulsione elettrica e questo viene dato con altissime temperature. Però siccome le altissime temperature fondono le pareti del recipiente bisogna tenere questi nuclei confinati e lontani dalle pareti del recipiente altrimenti le fonderebbero. Queste sono due esigenze contraddittorie che è difficile contemperare e questa è la ragione per cui il problema non è stato ancora risolto.
Quindi il problema della fusione calda è che sarà veramente un’energia del futuro in quanto non avrà mai un presente. I massicci investimenti in materia sono una buona scusa per studiare le proprietà della fusione nucleare ed aiutare i paesi che non si sono ancora costruiti la bomba H.
La soluzione alternativa è la seduzione: i due devono essere fatti avvicinare. Allora entra in campo una vecchia zia che si incarica di avvicinare i due, lei sta seduta al centro del divano, i due non si guardano, lei se li avvicina a sè e poi con abile manovra si toglie di mezzo e i due sono a contatto.
Questa è la fusione fredda: dentro il metallo, dove vi sono nuvole di elettroni liberi, gli elettroni sono caricati negativamente (la vecchia zia) attraggono un nucleo positivo da un lato e uno dall’altro fino a che entrando nella nuvola di elettroni si avvicinano al punto di arrivare ad una distanza tale che le forze nucleari riescono a farli fondere. In questo modo non si utilizza la violenza, ma si diminuisce la resistenza, in termini fisici ho sostituito l’energia cinetica all’energia potenziale. Ovviamente anche questo, come tutti i processi naturali, ha un limite: quest’energia prodotta nuclearmente dà luogo anche alla fissione dei nuclei del materiale che compone questo reticolo e noi, nei nostri esperimenti, lo abbiamo verificato. Nel nostro caso non era pericoloso perché il metallo utilizzato era il palladio e la fissione del palladio non dà luogo a nessuna manifestazione energetica, quindi non c’è nessun problema. Ad ogni fusione fredda c’è qualche nucleo di palladio che si spezza. Io penso, anche se non ho alcun riscontro, che le cosiddette armi all’uranio impoverito siano proprio questo, ciò spiegherebbe il mistero che si nasconde dietro a tutti i depistaggi: mentre nelle bombe atomiche normali i nuclei vengono spezzati da neutroni i quali hanno estrema difficoltà a colpire i nuclei, perché i neutroni sono piccoli e passano tra un nucleo e l’altro e riescono fuori e quindi bisogna utilizzare un grosso blocco di uranio, la famosa massa critica, per ottenere fissioni, il che vuol dire che l’esplosione non poteva essere controllata; utilizzando quest’altro metodo per fissionare i nuclei non c’è più bisogno della massa critica, e quindi è possibile far esplodere anche un grammo di uranio. Allora se ciò è possibile potete immaginare di fare un proiettile di pistola che una volta sparato esplode con la violenza di una cannonata. Non vorrei che questa scoperta fosse già stata fatta nei laboratori militari ed inaugurata nella guerra del Golfo del 1990, per cui le armi leggere sono state dotate di proiettili fatti in questo modo, come delle piccole bombe atomiche, dotando la fanteria di una potenza tale che un colpo di fucile può far saltare un carro armato. Il problema è che queste esplosioni producono radiazioni dannose anche per chi spara. Il risultato è che durante la prima guerra del Golfo, sul campo di battaglia, sono morti pochi americani e molti iracheni, però negli anni successivi moltissimi soldati che hanno preso parte alla guerra sono morti a causa di cancro e leucemia. Alla fine sono morti tanti iracheni quanti americani. E questo è successo anche nei Balcani, in Libano, ecc. Nella guerra del Golfo, evidentemente per tenere il segreto militare su quest’arma, gli americani hanno impedito alle truppe alleate di andare sui campi di battaglia dove loro usavano queste armi. Di fatto tutta l’area è stata occupata dall’esercito statunitense causando la morte di molti soldati a causa delle radiazioni.
Nella guerra del Kosovo gli americani hanno lanciato le armi dagli aerei e ad occupare la zona hanno mandato gli italiani ed ecco i nostri morti. Dalle commissioni risulta che un gran numero di soldati italiani che ha prestato servizio nel Kosovo si è ammalato di cancro e leucemia[*]. Nel Libano sembra sia stato usato lo stesso tipo di armi. Detto questo ho concluso e vi ringrazio dell’attenzione.
A questo punto il presidente di SaraS rivolge una domanda al relatore: «Professore, ma se l’Italia indicesse un referendum sul nucleare, lei come voterebbe?». Prof. Del Giudice: «Ovviamente contro il nucleare». Grazie.
[*]Cagliari, 5 febbraio 2004 – Cronaca.
È morto il caporalmaggiore Valery Melis. Aveva partecipato a missioni di pace in Albania e Kosovo.
Dopo una lunga malattia è morto ieri sera a Cagliari l`ex caporalmaggiore Valery Melis, 26 anni, da giorni in coma irreversibile per la leucemia. Melis aveva partecipato a missioni di pace il Albania, in Macedonia e poi in Kosovo. Secondo i familiari, che hanno chiesto allo Stato il riconoscimento della causa di servizio, proprio in Kosovo il caporalmaggiore si sarebbe ammalato, per avere inalato polveri radioattive. Si parla di proiettili all’uranio impoverito, anche se i vertici militari Sardi spiegano che Melis non era stato inviato in luoghi dove si è sparato. Sono 23 i soldati italiani morti finora e 246 quelli a cui è stato riscontrato un linfoma dopo le missioni nei Balcani. Oggi, Rainews 24 proporrà il Reportage “Vittime di pace” dedicato a questo drammatico argomento. Domenico Leggiero, responsabile della Difesa dell’Osservatorio Militare, si batte per il riconoscimento della causa di servizio e per un corretto indennizzo.